venerdì 12 settembre 2008

Il fantasy italiano

Ammettiamolo, il fantasy in Italia non ha avuto un successo immediato, e i singoli casi che oggi fanno parlare tanto di se(Licia Troisi, Francesco Falconi) rimangono spesso casi a se stanti. Ho notato infatti che dopo i boom di alcuni racconti fantasy italiani, magari buoni, le vendite cominciano a fermarsi e ritornano di scena i "padri fondatori" di questo genere in Italia. C'è chi dice che questo avviene perchè tutti gli scrittori del momento hanno la "mania" di rifarsi ai geni del fantasy straniero, come il padre Tolkien(e tra questi maniaci copioni spicco io, ben inteso!). Mancano di originalità insomma, quell'originalità che invece hanno avuto e mantenuto i primi avventurieri del fantasy italiano. Ma forse si confonde l'originalità con l'improbabile, l'inverosimile. Due parole che, in ogni settore, suscitano il sospetto e il rifiuto della gente. Mi sono sempre chiesta che senso ha comprare un libro di 18 euro come Gli eroi del crepuscolo per leggere unicamente di elfi altissimi, bellissimi, biondissimi, perfettissimi e di un cattivo sconfitto con deliziosi deus ex machina in 5 minuti per un totale di attesa di circa 800 pagine? Riparleremo a breve di Gli eroi del Crepuscolo di Chiara Strazzulla, sarà una delle prime recensioni che farò, e ho già avvisato che non sarò buona nei confronti del libro sopra citato. Un altro libro che ha sempre destato il mio sospetto è Le cronache del Mondo Emerso di Licia Troisi, il volume unico edito da Mondadori del costo di 20,00 euro. Ho scoperto leggendolo che i miei sospetti erano fondati. Ho letto prima Le Cronache e poi Gli eroi del Crepuscolo, ma li ho trovati dello stesso livello, sebbene la Troisi abbia il pregio di approfondire gli argomenti molto di più rispetto alla Strazzulla. Parlerò anche delle Cronache, fornendone appunto una cronaca dettagliata e precisa, con pregi e difetti del libro.
Ma voglio riportare anche un'opinione che non sia la mia. Posto come si esprime a riguardo del fantasy italiano Il fantasy magazine, nota rivista online specializzata in questo genere.
"Fantasy e nuove espressioni di questo genere. Arrivano in libreria nuovi autori italiani, ritornano le vecchie glorie, appare un nuovo fenomeno che è quello — piaccia o no — del Baby Boom di cui si è iniziato a parlare proprio qui, su FantasyMagazine, spopolando su vari siti e blog. L’orticello cresce, si differenzia, cambia. Eppure siamo lontani anni luce dalla varietà e dalle possibilità d’espressione che questo genere permette. Non solo. Oltre il 60% delle opere in libreria, opere italiane, ricalcano spudoratamente le idee di quel padre fondatore del fantasy che fu Tolkien. Un cordone ombelicale impossibile da recidere, a quanto sembra. “Il nuovo Tolkien”, è una frase che si sente spesso quando esce un nuovo autore, ma che a nostro avviso lo penalizza in partenza, per via di un ovvio e insostenibile confronto. Ci sono più nomi, oggi, nel fantasy italiano, vero. Ci sono più personalità, altrettanto vero. Cosa manca? Forse, e dicimo solo forse, manca originalità. Manca la versatilità d’oltreoceano. Manca anche la disponibilità degli autori famosi di rimettersi in gioco. Una differenza sostanziale col fantasy statunitense, sotto gli occhi di tutti, è proprio questa: là dove ci sono i grandi nomi, c’è anche un fervente retroterra stimolato dai grandi del fantasy (scrittori che sanno agire anche come editor, curatori e scopritori di nuovi talenti) che per mezzo di antologie, concorsi e premi patrocinati da veri e propri Signori e Signore del fantasy, mantengono vivo l’ambiente in cui operano. In Italia questo non è ancora possibile."
Dunque per la rivista il problema sta nel fatto che radici vere e proprie il fantasy italiano non ne ha mai avute, che deve in pratica la nascita ad un "trapianto" effettuato grazie agli autori stranieri. Vero o falso? Un po' entrambi, dico io. Ma aggiungiamo qualcosa sempre dalla nota rivista:
Parassiti
"E se è vero che dove la luce si fa più intensa, l’ombra diventa più fitta, è altrettanto vero che in un orticello non possono mancare i parassiti e le piante infestanti. Nel fantasy italiano e nell’editoria in genere si trovano anche questi. Difficile sfuggirne: anche perché sono la maggioranza. Categoria ben note all’autore esordiente e riassumibili in poche parole: concorsi, fantasy e non, gestiti da case editrici di dubbio valore e dubbia professionalità, esordienti che si affidano a edizioni di malaffare, a pagamento, capaci per mezzo di contratti-truffa di svilire fino a punti estremi il sogno di una vita… Ma anche il rovescio della medaglia: con pubblicazioni spudorate, nate a tavolino e presentate come capolavori assoluti di un genere che rischia, sempre più, di divenire un puro mercato d’inchiostro e fogli più o meno candidi. Senza contare i “sempre e per sempre critici”, sterili “difensori” del vero fantasy, fino agli imbonitori altrettanto superficiali e a chi afferma che per scrivere sia necessario il solo e innato talento, e non un’accurata documentazione intervallata all’umiltà del sapersi criticare quando necessario. Anche questo è fantasy."
Però, carino come commento, eh? Acido diliuito a miele, direi io...ma più che giusto in molti dei casi che ho personalmente verificato. Ah, da aggiungere che io sono annoverata tra gli "sterili"difensori del vero fantasy, quella che detesta le creaturine stile fatine con le alucce o la magia del tipo dici una parole e l'intero esercito cade a terra stecchito. Non sapevo fosse sbagliato divendere ciò che è vero, reale, umanamente possibile....perchè anche se una cosa è arricchita dall'immaginazione, non significa che è campata in aria. Ma evidentemente per alcuni vale l'impossibile, l'apparenza, l'illusione, purchè si sogni e si voli lontano lontano...per poi ricadere a terra non con i piedi ma con i fondelli presi in giro bene bene. Ma, ripeto, io sono solo uno sterile difensero, una pianta rinsecchita senza alcun valore, un parassita tolkeniano...perchè mai darmi ascolto? Concorderei invece con l'ultima parte, quella sulla documentazione. Uso il condizionale perchè ho notato con immensa delusione la frase conclusiva "Il fantasy è pure questo". Il fantasy è soprattutto e solo questo. Perchè il mondo alternativo costruito da Tolkien regge, mentre quello della Strazzulla no? Perchè è reale, è solido, è tangibile. Ci sono varie culture, persone diverse da loro per specie, abitudini, stili di vita. Proprio perchè il fantasy costruisce qualcosa di nuovo, ricombinando elementi già esistenti in maniera diversa ogni volta, si deve fare di tutto perchè quel qualcosa di nuovo risulti vero almeno quanto il qualcosa vecchio.
Spero che qualcuno di voi mi dia un pizzico di ragione, o mollo tutto e mi metto in isolamento da questo pazzo mondo!

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